incontro con Alejandro Solalinde

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Minacciato di morte, sotto scorta armata dal 2011: per la prima volta Alejandro Solalinde, «nemico» numero uno dei narcotrafficanti messicani e difensore dei migranti respinti da Trump, si racconta in un libro:

I narcos mi vogliono morto. Messico, un prete contro i trafficanti di uomini

Il 15 maggio a Modena intervistato dalla giornalista Mariapia Cavani presso l’Ostello San Filippo Neri in via Sant’Orsola

IL LIBRO

Un milione di dollari. È questa la cifra che i narcotrafficanti sono disposti a pagare pur di vedere ucciso Alejandro Solalinde, il più importante difensore dei migranti in Messico, responsabile di un centro di accoglienza a Ixtepec, città nel sud del Paese, nel quale ogni anno transitano 20 mila migranti. Solalinde è un sacerdote cattolico che dal 2011 vive sotto scorta per il suo impegno contro i narcos e per aver denunciato la corruzione delle autorità pubbliche.

Per la prima volta – un’esclusiva mondiale di Editrice missionaria italiana – padre Solalinde, candidato al Nobel per la pace 2017, racconta tutta la sua storia nel libro I narcos mi vogliono morto. Messico, un prete contro i trafficanti di uomini (in dialogo con Lucia Capuzzi, Emi, pp. 176, euro 15, prefazione di Luigi Ciotti, in libreria ed ebook dal 4 maggio).

A maggio Solalinde sarà in Italia per numerosi incontri pubblici su invito di Editrice missionaria italiana e Amnesty International in collaborazione con Libera. Tra gli appuntamenti il Festival dei Diritti Umani a Milano (6 maggio), Vicino Lontano a Udine (13-14 maggio), il Salone del Libro di Torino (18 maggio) e il Festival Biblico (24 maggio). In coda i dettagli.

L’impegno sociale di Solalinde ha suscitato l’interesse dei media americani: il New York Times ha lodato il suo «coraggio per aver denunciato crimini orrendi contro i migranti e la complicità delle autorità messicane». Il Los Angeles Times l’ha definito «uno dei più importanti avvocati per i migranti», mentre per Usa Today è «un combattente prete cattolico che ha sfidato i cartelli della droga e la polizia corrotta per proteggere i migranti». Per questo motivo un giorno si è fatto anche arrestare e mettere in carcere in segno di solidarietà con gli immigrati «irregolari».

Sono mezzo milione gli indocumentados che ogni anno transitano in Messico dal Centroamerica (Salvador, Guatemala, Honduras, …) verso gli Stati Uniti. Il 25% di loro sono donne, il 10% minori. Da quando entrano in Messico i migranti – che fuggono dalle violenze urbane e civili del Centroamerica – possono impiegarci almeno un mese per raggiungere la frontiera statunitense, il sogno di ogni migrante alla ricerca di una vita migliore: in questo lungo viaggio sono vittime di rapimenti, violenze, torture, schiavismo a fine sessuale da parte dei narcotrafficanti, che incrementano i loro traffici: questo «commercio» di esseri umani vale 50 milioni di dollari all’anno. Ogni giorno 54 indocumentados vengono rapiti, 20 mila all’anno. I dati ufficiali della polizia messicana parlano di 71.415 migranti «salvati» dai sequestri tra il 2007 e il 2014.

Fino al 2005 di tutto questo padre Solalinde non si occupa, come racconta in I narcos mi vogliono morto: è un «prete borghese», come lui stesso si definisce, fa il parroco, il professore, l’assistente dell’Azione cattolica, studia psicologia; da giovane addirittura apparteneva a un’associazione parafascista. Poi nel 2005 la «scoperta» degli indocumentados: li vede per la prima volta, inizia a prenderseli a cuore, apre «Hermanos en el camino», un centro perché questi migranti possano riposarsi, mangiare, avere un posto dove stare per rifugiarsi da polizia e narcos. Viene minacciato di morte diverse volte dai narcos che gli impongono il silenzio sui rapimenti dei migranti a scopo di estorsione. Ma padre Solalinde non tace, anzi denuncia ai mass media i fatti di violenza e corruzione cui viene a conoscenza. Nel suo libro Solalinde racconta le lotte per la dignità dei migranti, le violenze da loro subite, la sua «conversione» per difendere i migranti in nome della solidarietà predicata da Gesù Cristo.

La sua è una vicenda che ha appassionato migliaia di persone in ogni parte del mondo: già dal 2012 Amnesty International ha lanciato una campagna internazionale in suo sostegno, quest’anno l’Accademia di Oslo ha accettato la sua candidatura al Premio Nobel per la pace 2017, lanciata dall’Universidad Autónoma del Estado de México.

GLI AUTORI

Alejandro Solalinde (1945), sacerdote messicano, ha fondato nel 2007 «Hermanos en el Camino», un centro di aiuto per i migranti diretti negli Stati Uniti. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per il suo impegno sociale, come il Premio nazionale per i diritti umani. Più volte è stato minacciato di morte dai «cartelli» dei narcotrafficanti. Diverse associazioni umanitarie hanno avanzato la sua candidatura al Nobel per la pace.

Lucia Capuzzi è nata a Cagliari nel 1978. Giornalista di Avvenire, si occupa di questioni internazionali, in particolare di America Latina. Ha vinto il Premio giornalistico internazionale Lucchetta e il Colombe d’oro per la pace. Ha pubblicato vari libri tra i quali  Coca rosso sangue e Rosa dei due mondi. Storia della nonna di papa Francesco (San Paolo).