Dove è bello perdere tempo

1719Chiudi gli occhi.
Immagina una distesa d’oro tremolante,
degli alberi con un tronco talmente grosso che per abbracciarli bisogna essere in tre.
Immagina delle nuvole lunghe e tranquille, un buio nero e liquido come vernice, delle stelle che sembra vogliano toccarti il naso.
Immagina piedi scalzi e sporchi, sorrisi sinceri,occhi curiosi.
Accendi la luce: questo è il Madagascar.
Su quest’isola tutto è più acceso: i colori, le persone, le tue emozioni, la vita.
Ti rendi conto che loro sono neri, ma tu sei un po’ grigio, più impolverato di loro, soprattutto dentro.
Tu ci provi a non farli entrare,
ti senti continuamente sporco,
ti affanni estraendo continuamente salviette, amuchina gel, autan.
Ma poi distruggono le barriere, ti disarmano e ti ritrovi anche tu a camminare a piedi nudi, a cuore svestito, perché il mondo entra da lì.
Ci siamo immersi con loro in questa realtà, fatta di persone autentiche.
“Tamana” ci hanno augurato, ossia: sentitevi a casa.
E noi ci siamo messi comodi.
Abbiamo avuto la fortuna di essere accompagnati da sentinelle con il velo, silenziose, premurose, esempi rari di carità, che con piccole e costanti azioni ci hanno trasmesso
senza troppe parole cosa voglia dire spendere la propria vita per il prossimo.
Abbiamo scoperto come sono lunghe le cose semplici se non hai gli strumenti che a casa dai per scontati.
Provateci voi a spaccare la legna con un’accetta non affilata, a segare dei tronchi senza una sega circolare, a lavare i piatti dovendo andare a prendere l’acqua dal pozzo. Ad accendere il fuoco tutte le volte che devi fare da mangiare.
I tempi si allungano a dismisura.
Perdita di tempo? Vedetela come preferite.
Ma sapete cosa abbiamo capito noi?
Sapete cosa il Madagascar ci ha insegnato?
Che perdere tempo è bello!
Perdere tempo per accogliere l’altro, per aprirgli la porta di casa e dirgli “dai prega con me!”, per imparare insieme una danza, per pulire il riso, per il sdraiarsi a guardare le stelle.
Passare ore in taxi-brousse, appiccicati, squassati come dei calzini durante la centrifuga, guardare i paesaggi in silenzio è bello!
E troppo spesso ci dimentichiamo quanto sia bello perdere tempo.
Corriamo, dobbiamo fare, andiamo, dai muoviti, dobbiamo finire una cosa per iniziarne un’altra,in fretta!
Senza godersi il cammino, senza godere di chi cammina con noi.
Nessuno partiva con la convinzione di andare in Madagascar e di cambiare il mondo.
Sapevamo bene che ci avremmo guadagnato noi, ma non immaginavamo così tanto.
Tutte le persone incontrate durante queste settimane hanno scavato, piantato un seme, annaffiato e fatto spuntare una piantina nel nostro cuore.
Tonino Bello diceva che dovremmo dire ai missionari:
“Quando tornate qui da noi, in Europa, riempire gli aerei, riempite le navi, portateci..portateci…vi preghiamo, dei pacchi dono..perché stiamo morendo non di fame, ma morendo di tutti questi grandi valori! Mandateci pacchi dono di speranza, di fiducia, di solidarietà, che qui si muore!”
Adesso è compito nostro trasformare questa piantina in un maestoso baobab, guardare il mondo con occhi nuovi ed essere specchio della bellezza che abbiamo visto e vissuto sulla nostra pelle.
Vogliamo essere buchi della serratura, guardando attraverso di noi chi ci è attorno deve vedere la bellezza dietro alla porta. Vogliamo fare luce. Almeno un pochino.
Annalisa Lugari

Togliti pure le scarpe

foto di Mirko Fava

Quest’estate ho deciso di fare un’esperienza che potesse soddisfare il mio desiderio di comprendere meglio che cosa volesse dire essere missionaria; così, sono stata accolta due mesi dalle Missionarie Saveriane in Thailandia. Ho trascorso un mese a Pak Kret, nella periferia di Bangkok e un mese a Nan, una piccola città piu a nord.
Fare un’esperienza in missione per me è stato prendere le scarpe (o nel caso della Thailandia toglierle) e iniziare a camminare a fianco delle persone. Non sono andata per FARE qualcosa, ma ad imparare a STARE CON e soprattutto PER gli altri. Quello che la missione mi ha chiesto è stato di decentrarmi: spostare l’attenzione da me all’altro.
Ospitata dalle Saveriane ho avuto modo di conoscere di più la loro congregazione: la loro scelta di non indossare l’abito per entrare in contatto con la gente in modo più diretto, senza barriere culturali di pregiudizio e in una realtà assai poco cattolica come la Thailandia ciò fornisce un aiuto non indifferente. La comunità mi ha accolto con grande calore, facendomi sentire una di famiglia, rispondendo pazientemente alle mie continue domande e facendosi da interprete nelle conversazioni con chi del posto non sapeva l’inglese.
Nella realtà di Bangkok le missionarie sono impegnate nelle visite alle famiglie e agli ammalati che vivono negli slam (le baraccopoli), in cammini di formazione e catechesi per giovani e adulti e nella Casa degli Angeli: una struttura che accoglie mamme con bambini gravemente disabili e le aiuta a prendersene cura sia dal punto di vista fisico (insegnando loro tecniche di riabilitazione fisioterapica) che dal punto di vista spirituale alla luce del Vangelo in cui Gesù è il primo a dire che a chi è come loro appartiene il regno dei cieli (Lc 18,16) Continue reading

ORECCHIE TESE

ridotte01Non ho imparato tutto quello che c’è da sapere sulla guerra in Siria. A malapena ho scoperto dov’è il Libano.
Non ho sfamato un intero campo profughi con container di aiuti umanitari. Non sono nemmeno riuscita a cucinare a causa dell’abbondanza di inviti improvvisati a colazione/pranzo/cena.
Non ho salvato migliaia di bambini distribuendo vaccini o medicine. Mi sono seduta con loro in sala d’attesa.
Non ho insegnato a leggere o a scrivere (avrei dovuto studiare un po’ di più l’arabo, prima). Ci ho provato con l’inglese, ma sono uscita dalla prima lezione accovacciata e starnazzante come una gallina, coi bambini dietro che mi seguivano da bravi pulcini.
E allora, cosa sono andata a fare? A fare niente. Perché prima di tutto ho dovuto liberarmi dall’ansia da prestazione, dalla pretesa di dover e poter fare qualcosa per gli altri. Bastava esserci. Ma con le orecchie tese.
Così anche se non conoscevo e non conosco tutte le fazioni, gli equilibri e gli squilibrati che trascinano il conflitto in Siria, ho ascoltato i racconti degli abitanti del campo. La loro vita crollata sotto le bombe e ricostruita a pezzi tra il Libano, l’Iraq, la Giordania, la Norvegia, e persino il Canada. Famiglie sparse in attesa di ricomporre il puzzle, orizzonte peraltro piuttosto lontano. Continue reading

L’incontro con una comunità viva

img_0922Al mio ritorno da Jussara, mi sono sentita rivolgere due domande: com’è andata in Brasile? Cosa sei andata a fare là? Alla prima ho risposto sempre nello stesso modo: molto bene. Alla seconda ho fatto più fatica a trovare una risposta unica e convincente.
Grazie al Centro Missionario Diocesano di Modena, quest’anno ho passato 20 giorni a Jussara, città del Goiás, stato del centro ovest del Brasile, dov’è parroco il missionario modenese don Maurizio Setti. Questa esperienza è stata in parte differente da altri viaggi simili perché il Centro Missionario e don Maurizio hanno desiderato che prima di tutto fosse un’esperienza di Chiesa e diocesana.
Quindi cosa sono andata a fare là? Per quanto la risposta non sia convincente nel mio modo “europeo” di intendere la parola “fare”, sono andata ad incontrare. Incontrare una Chiesa, un popolo, delle persone. E a scoprire che questo incontro poteva veramente cambiare le vite, la mia e quelle degli altri. Continue reading

Brasile (Jussara-Goias)

Obiettivi:

Conoscere le attività pastorali e sociali della parrocchia di Jussara, nella diocesi di Goias dove da oltre 50 anni sono presenti i missionari della nostra diocesi di Modena. Vogliamo scoprire la cultura e le tradizioni del popolo che vive in questa terra attraverso il servizio nelle attività parrocchiali, soprattutto con i giovani e i bambini dell’oratorio. Parroco di Jussara è il modenese don Maurizio Setti, in Brasile dal 1998.

sito parrocchia Jussara: http://gracas.sgcp.com.br/

Periodo:

tre settimane a partire dalla fine di luglio

Contatti:

Centro Missionario Diocesano Modena

e-mail: missio@modena.chiesacattolica.it

tel. 059/2133831 cell. 335.6470863 (Francesco)

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Brasile (San Paolo)

La Congregazione “Figlie della Provvidenza” per le Sordomute, presente in terra di missione in Sri Lanka dove si dedica all’istruzione, educazione e servizio dei non udenti in contesto di particolare disaggio socio economico, dà la possibilità ai giovani di fare un’esperienza di forte umanità attraverso l’incontro diretta con una realtà molto diversa dalla propria; vivendo e scoprendo la bellezza del diverso per poter poi mettersi in gioco.

Periodo: Lunedì 8 agosto – 5 settembre circa

Per chi:

l’esperienza, pur essendo proposta ai giovani, non esclude le persone adulte che possono condividere la vita comunitaria.

Gruppo:

5/6 persone

Attività:

– Vivere contatto diretto con i bambini sordomuti delle scuole e del convitto

– Contatto con i giovani della parrocchia

Formazione:

Parallelamente alla formazione proposta dal Centro Missionario, le Figlie della Provvidenza, prima della partenza, forniranno ai ragazzi un corso specifico diviso in 5 step per aiutarli a trarre il meglio dall’esperienza diretta sul campo.

Contatti:

Figlie della Provvidenza per le Sordomute

Corso Cavour 54

41121 Modena

Tel: 059 239147, 214842

Cel: 366 3373412

e-mail: sr.chionyeoziri@yahoo.com

Responsabile: Sr. M. Chidinma Onyeoziri